Ma a nde istupas dae su muru a sicu o no nde istupas!

Pubblicato il da Totoi Fadda

Sò finiddi li Bombò

Sò finiddi li Bombò

A volte il bell' Antonio fa davvero tenerezza. Vederlo vagare per manifestazioni e feste varie, solo soletto, sostenuto solo dalle robuste mani di Juri Durgonskenko, che lo consola e lo rincuora. Lui, il bell' Antonio sorride sempre, (molti si domandano, basiti e incuriositi, se non sia una maschera di plastica sulla quale è stato stampigliato il suo più accattivante sorriso...) tocca mani, da spallate amichevoli, qualche toccatina di sedere per i più intimi, abbracci amicali e solidali, distribuisce buone parole per tutti (anche a quelli che non ne avrebbero bisogno), dispensa a piene mani frasi già fatte e preconfezionate tipo : "oh! ciao...salutami la signora..."; oppure mutuandone il tono e la simpatia di Pino la Lavatrice: "ebbèèèèè trumbendeee...nò!" o ancora : "millumì a issu ! sempringamba... !". Ma è rimasto solo, a quanto pare. Il PD, del quale è segretario politico per botta di culo, non lo vezzeggia più, gli uomini di Boiki non lo coccolano più come fosse il nuovo messia, anzi...anzi...gli elettori del partitone, ancora in fase di digestione lunga per le ferite, ed il dolore alla tasca, arreccate dalle tasse imposte proprio da "Mister Sorriso", fanno finta di non conoscerlo. Lo "passeggia" solo, a mò di icona religiosa, il segretario di quel partito che dovrebbe difendere, da estrema sinistra, gli interessi della Popolazione ma che nei fatti sostiene, ed ha sostenuto, le tesi tassassine applicate dal bell' Antonio alla cittadina d' Ittiri. Ai tempi del Feudatario e del fido Cònato in occasione di festicciole e grandi manifestazioni ed eventi di rilevanza planetaria, lo stesso veniva circondato dai suoi vassalli, i tifosi a pagamento, i sostenitori, quelli del clap-clap a comando, quelli che sbavavano ad ogni sua parola anche se incomprensibile, ad ogni suo accenno al Verbo correntizio e familiare. Lui sì che era osannato! bei tempi allora, ve li ricordate? ed il bell' Antonio stava al seguito, mogio e modesto, ubbidiente e pronto a ciucciare, con la coda di ordinanza tra le gambe e la lingua di fuori in attesa della tanto desiderata caramellina. Il Feudatario cadde però, con l' avvicinarsi della fine dell'Era del cosiddetto "Decennio", in un rovinoso oscurantismo politico. Iniziò a collezionare una serire di inculate colossali, (tanto da suscitare l' invidia dei paraculi di professione), e di trombate pazzesche, (tanto che le "Olgiattine" iniziarono ad agitarsi rivendicandone la paternità e la primogenitura), che lo sfiancarono nello spirito e nel fisico. Finiva così un' epoca, quella del Feudalesimo Buzzurriano, lasciando finalmente liberi tutti gli ittiresi di buona volontà. Pensate che sia finita ? Credete che la storia si interrompa dopo questo punto ? Sbagliate. Nessuno di voi forse si è accorto che dal teatro della politica locale manca il meglio. Manca il personaggio che più di tutti ha incarnato lo spirito arrogantesco di quella politica d' attacco (abituata a non fare alcun prigioniero - sia dentro che fuori il Partito Madre - ma a mettere subito al muro, senza alcun processo, i malcapitati sconfitti...), si parlo proprio di Lui... si... si... Lui... il Sig. Cònato. Il Licenzimedista d' eccellenza noto per le sue frasi ad effetto contro il buon Zampa Marras e stranoto per quella sua ricorrente frase "a ch'istuppa dai cozzonese...", ebbene cari miei il Cònato è, al momento, desaparecido ! All' indomani esatto del fatidico annuncio, che il bell' Antonio furbescamente e sorrisamente affidò ai dirigenti della segreteria del partito, della candidatura a primo cittadino d' Ittiri, il Sig. Cònato sbattè la porta girevole del PD e se ne andò. A riflettere ? A rimuginare vendette ? A ritirarsi a vita privata ? Non si sa. Sistemate alcune cosette personali e familiari "staccò biglietto" e si diede disperso. Ma...(lo sapete nò che c'è sempre un mà nelle storie intricate e di alta politica casareccia...)...qualcosa di incomprensibile e allo stesso tempo mostruoso si aggira nei meandri delle segrete stanze del PD ittirese. Il Cònato del Sig. Cònato (quello del Decennio...) non si vuole candidare neanche come semplice consigliere o assessore...; la Signora "non mi tocchetti che mi seghetti" o "mamma in comune", che aspirava a diventare primissima cittadina, ha tirato i remi in barca e dato ampio sfogo alle sue campane politiche e pare abbia rinunciato alla candidatura... La novità in tutto questo casino è rappresentata da un muretto a secco, quell' innoquo manufatto antico, che richiama alla memoria di tutti noi la grande maestria dei nostri muraioli, da dietro il quale qualcuno spara pallottole invisibili che comunque raggiungono l' obiettivo. A "ndistùppa su Cònato dai su mur'asiccu !" con questo grido gli addetti ai lavori chiedono di porre fine agli agguati perenni che vengono perpetrati contro il bell' Antonio che, forse, vincerà le elezioni e la battaglia, ma perderà miseramente e su tutti i fronti, la guerra. Dopo appena pochi mesi dal suo insediamento. "A ndistùppa su Grodde dai sa Tana!" gridano in tanti mentre Peppino sorride sornione sicuro della sua affermazione personale, forte della coesione e unitarietà del suo partito e del sostegno incondizionato dei calibri grossi di Sassari che gli riconoscono capacità, intelligenza, lungimiranza, disinteresse, modestia, disambizione...Dai che scherzo !

L' ambito Palazzo di Santa Cruz

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